Uno degli aspetti distintivi del Cristianesimo Celtico era la sua visione di Cristo come un essere glorificato ma ancora connesso alle sofferenze dei poveri. Era una religione basata sull’amore, con un forte senso di comunità. I monasteri celtici erano centri di aggregazione e attività evangelica, ma anche luoghi di studio, preghiera e lavoro.I monaci eremiti celtici, in particolare, abbracciavano uno stile di vita ascetico, ma questa era una tradizione che avevano ereditato dai druidi. La fede celtica credeva che la crescita spirituale richiedesse sacrificio e prove, e i monaci celtici si sottoponevano a peripezie per rafforzare la loro fede.
Un aspetto affascinante del Cristianesimo Celtico era la sua relazione speciale con la natura e gli animali. Molti santi celtici erano legati a storie di amicizia con creature come mucche, lepri, merli e api. Queste leggende riflettevano la convinzione dei Celti che il Divino si manifestasse anche attraverso la natura e gli animali.
La spiritualità celtica aveva alcune differenze dalle pratiche delle chiese nel resto d’Europa, come la datazione della Pasqua secondo la tradizione copta egiziana e lo stile della tonsura clericale. Tuttavia, la principale caratteristica distintiva del cristianesimo celtico era la sua teologia centrata sull’amore e sulla visione panenteistica della divinità.
Ray Simpson, presbitero anglicano e guardiano di una comunità neomonastica di ispirazione celtica (International Community of Aidan and Hilda), nel suo libro Celtic Christianity traccia un’utile cronologia storica inerente la diffusione del cristianesimo nelle isole britanniche, che qui riprendo almeno in riferimento alle origini.
43 – 410 d.C. | I Romani occupano il suolo della Britannia. Arrivano i primi vescovi cristiani che iniziano a diffondere il cristianesimo.
313 | Con l’editto di Costantino e la proclamazione del cristianesimo come religione ufficiale si ha una progressiva decadenza della cristianità, che scivola nell’immoralità. Alcuni cristiani si allontano per vivere nel deserto una vita santa e contemplativa.
390 | Ispirati dai monaci del deserto, San Martino in Gallia, e San Niniano a Whithorn, nel sud dell’odierna Scozia, fondano le proprie comunità monastiche e missioni di evangelizzazione.
410 | Gli invasori anglo-sassoni distruggono buona parte delle chiese e dei monasteri.
435 | Dall’Irlanda si avvia un periodo di ri-evangelizzazione delle isole britanniche che porterà alla creazione di nuove missioni nell’area. Di questo periodo l’opera missionaria dei santi Patrizio, Brigida, Brendan, Columba.
450 | In Cornovaglia e Galles si stabiliscono missioni e comunità monastiche ispirate ai padri del deserto.
560 | San Columba fonda il suo centro di evangelizzazione sull’isola di Iona e inizia la sua missione in Scozia.
591 | San Colombano e altri monaci delle isole britanniche partono per (ri)evangelizzare l’Europa e fondano sul continente diversi monasteri. San Colombano morì presso l’abbazia da lui fondata a Bobbio, nel piacentino.
597 | Il Vescovo di Roma invia Sant’Agostino (di Canterbury) in missione sulle isole britanniche il quale crea un sistema di controllo oppressivo per le chiese locali.
635 | Sant’Aidan e Santa Hilda inviano missionari nell’est, nelle Midlands e nel sud dell’isola maggiore.
664 | Sinodo di Whitby presso il monastero di Santa Hilda. Il sinodo fu indetto per dipanare le differenziazioni createsi nel cristianesimo in Britannia: una forma aderente ai dettami e alle dottrine di Roma e una, diffusasi dalla missione di Columba di Iona, di stampo celtico. Il Sinodo si concluse con una imposizione del rito e degli usi ‘romani’ a scapito della tradizione autoctona. La stessa Hilda dovette accettare le nuove regole, pur mantenendo una spiritualità celtica.
710-800 | Epoca di grandi realizzazioni artistiche. Di questo periodo l’Evangelario miniato di Lindisfarne e il libro di Kells, conosciuto anche come Evangelario di San Columba.
793 | Distruzione di molti monasteri e comunità ad opera degli invasori vichinghi.
La spiritualità celtica non è mai morta, ma ha continuato a vivere all’interno dell’architettura religiosa, dei riti, delle comunità monastiche sorte grazie alle missioni dei santi delle isole britanniche in tutta Europa. Molte sono le esperienze di recupero di questa tradizione, tanto nella Chiesa romana, quanto in quella Anglicana e in alcune chiese indipendenti come la nostra.